La Cina spara con "munizioni vere" nello Stretto di Taiwan nell'ennesima esercitazione, sebbene l'azione vada in scena in una piccola area vicina alla sua costa e relativamente lontana dall'isola. Tuttavia, questa operazione avrà luogo una settimana dopo le grandi esercitazioni militari di accerchiamento organizzate da Pechino intorno a Taiwan, presentate da parte cinese come la volontà di inviare un "avvertimento" ai "separatisti" taiwanesi. L'operazione fa anche seguito al passaggio domenica di due navi da guerra, una americana e l'altra canadese, attraverso lo Stretto di Taiwan.
"Il 22 ottobre 2024 saranno sparati colpi con munizioni vive", si legge in un comunicato della China Maritime Security Administration di Pingtan, città della provincia orientale cinese del Fujian. Sarà "vietato entrare" nell'area in questione, che si trova vicino alla costa cinese, ha aggiunto l'amministrazione nel suo avviso alle navi. Pingtan è la località della Cina continentale più vicina a Taiwan, a circa 126 chilometri. L'area in cui si sparerà è a circa cento chilometri dall'isola. L'Amministrazione cinese per la sicurezza marittima di Pingtan non ha specificato chi effettuerà gli spari né quale sarà l'obiettivo. Operazioni di questo tipo vengono organizzate regolarmente al largo della contea, ma il fatto che i media nazionali ne abbiano dato notizia potrebbe indicare che l'obiettivo è quello di inviare un nuovo messaggio alle autorità taiwanesi e americane. La Cina considera Taiwan una delle sue province che non è ancora riuscita a riunificare con il resto del territorio dalla fine della guerra civile cinese nel 1949. Pechino si dice favorevole a una riunificazione pacifica, ma ha ribadito la scorsa settimana, al termine delle sue manovre militari, che non abbandonerà "mai" l'opzione di "usare la forza" se necessario. Washington e i suoi alleati attraversano regolarmente lo Stretto di Taiwan per riaffermare quello che presentano come il principio della libertà di navigazione. Pechino vede questi attraversamenti come una provocazione volta a mettere in discussione le sue rivendicazioni sull'isola.