“La questione mette in gioco un diritto fondamentale della persona, per questo deve suscitare delle idee, e non delle ideologie, per trovare le risposte adeguate. È la stessa cosa potere essere uguale ai miei compagni o sentirmi addosso di essere italiano a metà? Più facilmente sceglierò i doveri se ho chiari i diritti”. Lo sottolinea il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, in una intervista ad Avvenire in uscita domani, a proposito del dibattito sullo ius scholae. Per Zuppi, si tratta di un “importante strumento di inclusione”. “Quando un problema umanitario e per certi versi tecnico diventa un problema di scontro politico - annota - non si capisce più chi ha ragione e chi no. Aprendo una sessione del Consiglio Permanente già nel luglio del 2022 osservavo che concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi, il cosiddetto Ius Scholae, costituisce uno strumento importante di inclusione delle persone ed è un “tema di cultura”. E si trattava di una istanza da tempo ribadita dalla Cei”. Migranti “Salvare chi è in pericolo è un dovere gravissimo, primario. Il Papa invita sempre a un approccio integrale del fenomeno dell’immigrazione (i famosi quattro verbi: proteggere, accogliere, integrale e promuovere) e a una collaborazione globale (delle istituzioni e dei governi, come delle comunità e delle famiglie” ribadisce il cardinal Zuppi. “È un approccio di grande realismo sul quale speriamo l’Europa si decida a un approccio comune e a non lasciare solo il nostro Paese”, il richiamo del porporato.