Le libere professioni rialzano la testa, ma devono ancora fare i conti con le debolezze strutturali di un mercato del lavoro in continua evoluzione. Dopo gli anni della pandemia, che ha inghiottito circa 75 mila liberi professionisti, nel 2023 si registra un balzo di circa 10 mila unità, che nel complesso porta il numero di liberi professionisti a quota un milione e 360 mila unità, pari al 5,8% della forza lavoro e al 27% del lavoro indipendente in Italia. È questa la fotografia più aggiornata del settore professionale che emerge dal IX Rapporto sulle libere professioni in Italia – Anno 2024, curato dall’Osservatorio delle libere professioni di Confprofessioni, presentato oggi a Roma nella sala plenaria Marco Biagi del Cnel alla presenza del presidente del Cnel, Renato Brunetta, e del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. A confrontarsi sui dati del Rapporto, presentati da Paolo Feltrin, coordinatore dell’Osservatorio sulle libere professioni, sono intervenuti il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, e il presidente dell’Inapp, Natale Forlani. A trainare il rialzo occupazionale sono i datori di lavoro-professionisti - i più colpiti durante il periodo pandemico - che raggiungono quota 204 mila, grazie al recupero di circa 20 mila unità realizzato nel biennio 2022-2023. Notevole l’incremento della quota femminile, soprattutto nelle regioni meridionali, che nello scorso anno conta circa 133 mila donne in più rispetto al 2010, mentre il numero di uomini è salito di circa 40 mila unità nello stesso periodo. Un dato che evidenzia un chiaro processo di ribilanciamento di genere all’interno della libera professione. La dinamicità del mercato del lavoro si riflette anche sull’occupazione negli studi professionali. Nel 2023 sono stati creati oltre 62 mila nuovi posti di lavoro, grazie all’aumento dei contratti a tempo indeterminato, che nel 2023 segnano un saldo occupazionale pari a 51.568. La buona intonazione del settore viene confermata inoltre dalla progressione dei redditi tra tutti i gruppi professionali. Nell’ultimo triennio la maggior crescita dei profitti si registra tra geometri (+62%), medici e odontoiatri (+53,6%, ingegneri (+53%) e architetti (+52,7%). Sulle positive dinamiche occupazionali pesano, tuttavia, diverse criticità che frenano lo slancio del settore professionale, a cominciare dalla continua flessione dei giovani (-13,8%), dovuto in larga misura all’inverno demografico e alla crescente concorrenza del lavoro dipendente, cui si aggiunge il progressivo invecchiamento della popolazione: l’età media dei liberi professionisti passa dei 45,5 anni del 2013 ai 48,2 anni del 2023. Non a caso sono proprio gli over 55 a registrare l’aumento più sostenuto (+6,1%) tra il 2019 e il 2023. In un contesto caratterizzato da un netto recupero del mercato del lavoro in Italia, con un tasso di occupazione record che alla fine del 2023 su attesta al 61,5%, il lavoro professionale e, più in generale quello indipendente, si scontra con l’occupazione dipendente, che a fine 2023 aveva superato i livelli pre-Covid di circa 700 mila di unità. Le imprese hanno accresciuto il loro appeal, non solo nei confronti dei giovani che si affacciano sul mercato del lavoro ma anche verso una parte di lavoratori indipendenti, che scelgono di passare dalla libera professione al lavoro subordinato. Negli ultimi quattro anni, dunque, il bilancio del mercato del lavoro indipendente, seppur in crescita rispetto al 2022, è ancora negativo e non arriva a colmare il divario causato dalla pandemia: negli ultimi quattro anni si sono persi circa 223 mila posti di lavoro tra gli indipendenti e i liberi professionisti diminuiscono di 67 mila unità, con una variazione negativa del 5%. Più pesante il bilancio per le partite Iva che segnano un calo di 256 mila posti di lavoro. Le tendenze occupazionali delle professioni in Italia trovano puntuale riscontro a livello europeo. L’impetuoso balzo in avanti dei liberi professionisti nell’eurozona, si colloca in un contesto caratterizzato da un forte incremento occupazionale generale (il numero degli occupati sale a quasi 16 milioni di unità) e da una netta contrazione della disoccupazione (-5,7 milioni), che ha permesso alle libere professioni di espandersi nel mercato del lavoro europeo. Tra il 2019 e il 2023 sono aumentate del 7,3%, un trend che trova conferma anche nell’ultimo anno con un incremento del 3,8%, sottolineando la crescente incidenza del contributo delle libere professioni alle economie europee. Al 2023 si contano quasi 6 milioni di liberi professionisti in Europa, dove tre lavoratori su 100 svolgono un lavoro intellettuale. Ancora una volta l’Italia si colloca al vertice della classifica per densità di professionisti, davanti a Germania, Francia e Spagna; ma se fino a qualche anno fa il nostro Paese rappresentava una sorta di “anomalia”, il costante sviluppo trasversale del comparto professionale in Europa rappresenta un pilastro fondamentale di sistemi economico sociali sempre più basati sull’economia della conoscenza, come evidenzia anche la relazione positiva tra Pil pro capite e densità di liberi professionisti nei diversi Paesi Ue. La seconda sessione dell’evento ha visto al centro dei lavori 'Il ruolo dei liberi professionisti nella sfida dell’AI', con la partecipazione di Francesco Benvenuto, direttore relazioni istituzionali di Cisco Italia; di Francesca Bitondo, direttrice rapporti istituzionali di Microsoft Italia; di Don Andrea Ciucci, segretario coordinatore della Fondazione RenAIssance; di Flavio Ponte, professor di diritto dl lavoro all’Università di Calabria e di Alessandra Santacroce, presidente Fondazione Ibm Italia. Al termine dell’evento il presidente Stella ha firmato il documento 'Rome call for AI Ethics', che impegna Confprofessioni a promuovere e sostenere un approccio etico all’intelligenza artificiale nel mondo delle libere professioni, secondo i principi etici della Rome Call promossi dalla Pontificia Accademia per la Vita e dalla Fondazione RenAIssance. Secondo Stella "Stiamo assistendo a un evidente riposizionamento delle professioni nel mercato del lavoro e nell’economia del Paese. I segnali di ripresa registrati nell’ultimo anno sono certamente positivi, ma non sono sufficienti a colmare i ritardi accumulati durante la pandemia". "Il Rapporto sulle libere professioni 2024, giunto quest’anno alla sua nona edizione, ci mette di fronte -ha spiegato Stella- a una realtà in continuo divenire, dove i progressi economici e sociali si scontrano frontalmente con le debolezze strutturali del nostro Paese e anche del nostro settore; un settore che cresce ma senza la spinta propulsiva delle giovani leve. Una fotografia mossa che delinea i contorni della 'grande trasformazione' della società, dell’economia e delle libere professioni, senza però riuscire a mettere a fuoco l’orizzonte delle grandi sfide che abbiamo davanti", ha aggiunto. "L’inafferrabile velocità della tecnologia digitale, le sempre più mutevoli tendenze del mercato del lavoro e l’instabilità di uno scenario geopolitico sull’orlo del precipizio sono le principali concause che alimentano incertezze e mettono in secondo piano i notevoli progressi realizzati dalle professioni sulla strada della crescita", ha concluso.