Timori e incertezza incombono sul futuro dell'Ucraina e sulla guerra con la Russia. Le congratulazioni arrivate da Kiev al presidente eletto Donald Trump non sono riuscite a mascherare la realtà. Da un lato, evidenzia il Washington Post, ci sono molti parlamentari ucraini che riconoscono che bisognerà cercare di convincere il tycoon a sostenere una battaglia che sembra considerare troppo dispendiosa per avere certezza della fornitura di armi americane necessarie nel conflitto contro la Russia. Dall'altro ci sono funzionari ucraini che sperano che il cambiamento alla Casa Bianca possa essere a vantaggio di Kiev, perché nonostante i ripetuti ringraziamenti per gli aiuti militari in oltre due anni di guerra con la Russia restano le critiche per la lentezza nelle forniture e le restrizioni sull'uso degli armamenti. C'è anche chi è convinto che la guerra in Ucraina sia entrata in una nuova fase. E ci sono le promesse che il leader russo, Vladimir Putin, potrebbe fare a Trump, che potrebbero comunque essere difficili da tradurre in realtà. Sabato il comandante delle Forze Armate ucraine, Oleksandr Syrskyi, parlava di una situazione al fronte che "resta difficile". Intanto la Russia rafforza le sue fila con truppe nordcoreane (fino a 10.000 sarebbero nel Kursk). La guerra va avanti dall'avvio dell'invasione russa su vasta scala il 24 febbraio del 2022. E' probabile, ha scritto il Guardian, che le conseguenze per l'Ucraina della seconda Amministrazione Trump possano essere difficili. Orysia Lutsevych, a capo dello Ukraine Forum di Chatham House, teme che la vittoria di Trump possa essere un "regalo al Cremlino" se Zelensky non riuscirà a convincere il tycoon della sua visione, ma ammette anche che a Kiev c'è molta frustrazione e la speranza che "le cose possano cambiare a favore dell'Ucraina" con una improvvisa politica più interventista da parte di Trump. Resta da vedere quanto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che insiste per proseguire nei combattimenti senza compromessi territoriali, e Trump, che ha promesso di fermare la guerra in Ucraina il prima possibile affermando persino che potrebbe farlo in "24 ore", riescano a trovare terreno comune. Zelensky, lo stesso che di recente ha bollato come "troppo estremista" JD Vance, si è affrettato a congratularsi con Trump per quella che ha definito una "vittoria storica". Ha subito ricordato "il bell'incontro" di settembre negli Usa per parlare di "come porre fine all'aggressione russa contro l'Ucraina". Ha riferito di "un'eccellente telefonata" con Trump, con il quale ha detto di aver "concordato di mantenere un dialogo stretto e di far progredire la nostra cooperazione". Gli ha fatto eco Andriy Yermak, capo dell'ufficio della presidenza ucraina e consigliere di Zelensky, convinto che sia "cruciale che l'Ucraina abbia un sostegno bipartisan negli Stati Uniti".
"Non avvierò guerre, le fermerò", ha detto mercoledì Trump, dopo aver di recente definito Zelensky "il più grande venditore della storia", pur precisando che questo "non significa che non voglio aiutarlo". La 'storia' di Trump con Zelensky e l'Ucraina è stata a volte complicata. Nel 2019 Trump bloccò gli aiuti militari a Kiev. Una telefonata, in quell'anno, tra il tycoon e il presidente ucraino divenne materia del primo impeachment dell'allora presidente americano. E i repubblicani, per molte settimane, alla fine dello scorso anno, hanno bloccato gli auti per l'Ucraina. "Ora che Trump è di nuovo presidente, l'Ucraina diventa questione di successo o fallimento. Ora è una questione personale", commenta Oleksandr Merezhko, presidente della Commissione Esteri del Parlamento di Kiev, citato dal Post, convinto che le parole arrivate da Trump in campagna elettorale "non vadano prese sul serio". Perché, osserva, la retorica di Trump di queste settimane è stata "pensata per la vittoria" e "solo ora inizierà a riflettere". A Politico lo stesso Merezhko precisa di non credere che la nuova Amministrazione Trump "sarà negativa per l'Ucraina, forse difficile, ma non necessariamente negativa" perché Trump è "un imprenditore pragmatico" che "ragiona in termini di costi e benefici". Per Pavlo Klimkin, ex ministro degli Esteri ucraino intervenuto ai microfoni della radio ucraina Nv, Trump, "da uomo d'affari, vede la geopolitica come 'mi dai questo, ti garantisco questo in cambio'". Resta da capire, evidenzia il Post, cosa l'Ucraina possa offrire a Trump. Intanto, è la constatazione di Oleksiy Honcharenko, parlamentare ucraino dell'opposizione, il mondo sta passando "da un ordine internazionale basato sulle regole a un ordine internazionale basato sugli accordi" e "con Trump l'ordine globale sarà basato su accordi e non su regole". L'ex capo della diplomazia ucraina, Dmytro Kuleba, è convinto che "questa sia la fine di un'era e l'inizio di una nuova". E avverte: "Sarebbe un grave errore credere che l'Ucraina ora corra al tavolo dei negoziati". Mentre da Budapest il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ricorda che se Mosca dovesse "avere successo in Ucraina, avremmo una Russia imbaldanzita, con più territorio" e non sarebbe una "minaccia" solo per l'Europa, "ma anche per gli Stati Uniti".