Rifiuti, Cic e Biorepack: Osservatorio Bioriciclo per migliorare la raccolta dell'organico

Il tasso di materiali non compostabili nell’umido è pari al 7,1%. Ciò causa in media una rimozione del 21,9% dei rifiuti conferiti agli impianti di trattamento. E' quanto emerge dalle analisi condotte dal Centro Studi Cic, numeri dai quali emerge la necessità di uno strumento strategico per diffondere le buone pratiche di raccolta e riciclo del rifiuto organico e degli imballaggi in bioplastica biodegradabile e compostabile. E' l'obiettivo dell’Osservatorio Bioriciclo, voluto dal Consorzio Italiano Compostatori e dal Consorzio Biorepack, presentato oggi a Ecomondo, la fiera di riferimento per il settore della green e circular economy. L’urgenza di un organismo che rafforzi la transizione all’economia circolare nell’ambito della raccolta dei rifiuti organici è tutta nei numeri. La raccolta differenziata dell’umido e degli imballaggi compostabili è obbligatoria in Italia da più di due anni e nel resto della Ue da gennaio scorso. Tuttavia, ancora oggi, all’interno dei rifiuti organici conferiti agli impianti di trattamento sono presenti importanti quantità di materiali non compostabili, che possono compromettere in maniera tangibile l'efficienza e la sostenibilità dell’intero sistema di gestione dei rifiuti organici: si tratta in particolare di plastica tradizionale, vetro e metalli.  Secondo recenti analisi condotte dal Centro Studi Cic la percentuale media degli MNC in ingresso negli impianti è del 7,1% del totale, superiore quindi al limite obbligatorio del 5% previsto dai Criteri Ambientali Minimi del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica. Una quantità ancor più preoccupante se si considera che essa causa uno scarto medio nazionale di materia durante le fasi di trattamento pari al 21,9%, riducendo sensibilmente la quantità di compost prodotto alla fine del processo nonché la percentuale di effettivo riciclo, vero obiettivo da porsi sia come Comuni che come operatori del trattamento. Attraverso l'Osservatorio Bioriciclo, i due Consorzi fondatori intendono creare un punto di riferimento in grado di fornire informazioni utili, chiare ed efficaci per migliorare la quantità e la qualità della raccolta differenziata dell’umido e al tempo stesso per il corretto conferimento, insieme al resto dei rifiuti organici, di sacchetti, piatti, bicchieri e altri manufatti in bioplastica compostabile: questi ultimi infatti non creano problemi di riciclabilità dell’organico, anzi sono stati concepiti proprio per agevolare la corretta raccolta da parte dei cittadini. Inoltre rappresentano attualmente poco più dell’1% in peso secco su oltre 8 milioni di tonnellate di rifiuti a matrice organica gestiti annualmente in Italia. “L’Osservatorio si propone di fornire informazioni su eventi, normative, approfondimenti scientifici e novità del settore - spiega Lella Miccolis, presidente del CIC - generando consapevolezza e diffondendo nuove prospettive che puntano sempre più a un’economia circolare e a una transizione verde. In linea con gli obiettivi dell'Unione Europea, l'Osservatorio si impegnerà nel fornire chiarimenti e risposte a dubbi e domande, contribuendo attivamente a migliorare la gestione dei rifiuti organici”. Per raggiungere l’obiettivo di ridurre i materiali non compostabili sotto al 5%, una delle priorità è quella di sensibilizzare la cittadinanza. “Le attività di informazione ed educazione produrranno benefici altissimi, dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Agevoleranno infatti la produzione di compost di qualità ed eviteranno che, durante il trattamento organico, si producano scarti di materia che devono poi essere inceneriti o smaltiti in discarica”, spiega Marco Versari, presidente di Biorepack. “Proprio per questo, il nostro Consorzio già da tempo ha avviato un’intensa campagna di comunicazione multicanale, per aiutare i cittadini a fare chiarezza non solo sul corretto conferimento dei manufatti in bioplastica compostabile ma più in generale di tutta la frazione organica dei rifiuti, che ricordiamo rappresenta tra il 30 e il 40% di tutti i rifiuti separati nelle case italiane”.