Nella ‘città meravigliosa’, ma anche “sintesi delle contraddizioni del mondo” (copyright Luis Inàcio Lula da Silva), il G20 dà disco verde all’Alleanza contro la fame e la povertà, iniziativa testardamente voluta dal presidente brasiliano, ‘bandiera’ del summit di Rio de Janeiro, per “porre fine a una vergogna dell’umanità”. Del resto il G20, ha ricordato il ‘padrone di casa’, rappresenta l’85% del Pil mondiale, ed è chiamato a rispondere a numeri che mettono i brividi, ovvero 700 milioni di persone in condizioni di povertà estrema, con l’aggravante che per la metà si tratta di bambini costretti a vivere con meno di 2,15 dollari al giorno, così poco da non riuscire nemmeno a garantire acqua potabile e cibo per sfamarsi. Mentre gli sherpa continuano a lavorare sulla dichiarazione finale e a sciogliere i nodi delle guerra in Ucraina e Medio Oriente, anche l’obiettivo che sembrava a portata di mano - l’intesa contro fame e povertà - in un primo momento appare vacillare, con uno stop del presidente argentino Javier Milei che sembra volersi tenere fuori anche da questa partita. La ferita si rimargina in tarda mattinata: anche l’Argentina entra nell’alleanza, seppur con alcuni distinguo. Gli altri Grandi del mondo riuniti nella città carioca non mostrano invece alcun tentennamento. Compresa la premier Giorgia Meloni, che “aderisce convintamente” all’Alleanza voluta da Lula, ricordando, nel suo intervento alla prima sessione di lavori del summit, quanto fatto dal G7 a guida italiana, con l’Apulia Food Systems Iniziative promossa al vertice di Borgo Egnazia. “Sono convinta che la cooperazione tra G7 e G20, anche e soprattutto su questi temi – avrebbe detto la premier, a quanto si apprende -, possa essere decisiva per trovare soluzioni concrete ed efficaci alla complessità delle sfide del nostro tempo. Sfide sempre più interconnesse, che ci dicono una cosa estremamente importante: i problemi del Sud sono anche i problemi del Nord del mondo, e viceversa”. Contrastare la fame nel mondo e la povertà, avrebbe sottolineato Meloni, “è certamente una delle sfide più ambiziose e complesse che affrontiamo”. Sfide rese ancor più complicate dalle guerre con cui il pianeta è chiamato a fare i conti. La premier avrebbe fatto riferimento sia all’Ucraina che al Medio Oriente nella prima sessione di lavori del summit, rimarcando come, nella guerra in Ucraina, anche il grano sia stato usato come arma, “come strumento di guerra, colpendo soprattutto le nazioni più deboli”. E ricordando l’impegno di Italia in Medio Oriente per aiutare le popolazioni civili: “l'iniziativa Food for Gaza abbiamo consegnato 47 tonnellate di prodotti di prima necessità”. Ma la presidente del Consiglio, nel suo intervento, sarebbe tornata anche su temi cari a lei e al suo governo. Come il no agli alimenti sintetici destinati, a suo dire, ad acuire il gap tra Paesi ricchi e poveri. Per contrastare la fame nel mondo, il suo ragionamento, è fondamentale il ruolo della ricerca, “ma voglio essere chiara: non per produrre cibo in laboratorio. Perché significa andare verso un mondo nel quale chi è ricco potrà mangiare cibo naturale e a chi è povero verrà destinato quello sintetico. E non è il mondo nel quale voglio vivere”. Altro tema battuto con convinzione è quello dell’identità: “se vogliamo raggiungere la sicurezza alimentare, dobbiamo prima di tutto difendere il diritto di ogni popolo e di ogni Nazione di scegliere il modello produttivo e il sistema di alimentazione che reputano più adatto alle proprie caratteristiche”. Ogni Nazione, il ragionamento della premier, ha le sue peculiarità e le scelte non possono che partire dai territori, dalle realtà locali, dalla propria cultura. “Anche perché un rapporto più forte tra territorio, popolo e lavoro consente anche di ottenere cibo di maggiore qualità e catene di produzione sostenibili. Identità, come sempre, significa ricchezza”, la sua convinzione. Poi a margine dei lavori, i bilaterali con l’indiano Narendra Modi, il principe ereditario dell’Emirato di Abu Dhabi Sheikh Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan, il presidente della Banca Mondiale Ajay Bangra e il primo ministro canadese Justin Trudeau, per un primo passaggio di consegne della presidenza del G7, con la raccomandazione di non dimenticare l’impegno per l’Africa. Quanto all’Alleanza contro fame e povertà stretta oggi a Rio, difficile capire se Meloni abbia avuto un ruolo per far sì che anche l’Argentina di Milei rientrasse nella partita. “La presidente parla con tutti…”, si limitano a rispondere da Palazzo Chigi. Domani, terminato il vertice, la premier lascerà Rio per raggiungere Buenos Aires e iniziare la sua visita ufficiale nel Paese guidato da Milei.