Maternità surrogata, Roccella: "Mai istigato nessuno a denunciare, né medici né altri"

"Non ho mai istigato nessuno a denunciare, né i medici né altri. Del resto, da libertaria, non ho mai denunciato nessuno, mi sono semmai autodenunciata, perché penso che se una legge non piace, si fa una battaglia per cambiarla, o si fa disobbedienza civile assumendosene le conseguenze: non si cerca di eluderla. Interpellata al volo a margine di un evento, ho detto semplicemente un’ovvietà: che i pubblici ufficiali, e i medici come è noto possono essere fra questi, segnalano eventuali violazioni delle leggi". Lo ha chiarito la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Roccella, rispondendo al question time a un'interrogazione sulle dichiarazioni relative ad asseriti obblighi per i medici derivanti dalla recente normativa in materia di perseguibilità del reato di surrogazione di maternità commesso all'estero, presentata da Riccardo Magi (Gruppo Misto+Europa).  Quanto alla legge contro la gestazione per altri, Roccella ha ricordato che ''la normativa che non questo governo, né questo Parlamento, hanno introdotto, e da vent’anni punisce penalmente in Italia non soltanto la realizzazione, ma anche la promozione e organizzazione di una pratica che per la Corte Costituzionale 'mina nel profondo le relazioni umane'. E che per la Corte di Cassazione riduce il corpo della donna 'ad incubatrice meccanica, (…) assecondando un'inaccettabile mercificazione del corpo'. Una pratica, cito sempre la Cassazione, che 'offende in modo intollerabile la dignità' delle donne 'anche in assenza di una condizione di bisogno della stessa e a prescindere dal concreto accertamento dell'autonoma e incondizionata formazione del suo processo decisionale'. Di questo divieto, fin qui troppo spesso aggirato, la legge Varchi garantisce semplicemente una maggiore effettività".