Sinner: "Sono un giocatore pulito, pronto per US Open"

"Non ho fatto niente di male, sono un giocatore pulito". Jannik Sinner prova a lasciarsi alle spalle il caso Clostebol. Il numero 1 del mondo parla in conferenza stampa oggi a New York in vista dell'inizio dell'US Open, che si apre lunedì 26 agosto. L'azzurro risponde alle domande sul caso di doping che l'ha coinvolto: positivo in primavera a due controlli, Sinner non è stato squalificato perché ha dimostrato che la positività è stata provocata da una contaminazione accidentale. "Non è il modo ideale per arrivare ad un torneo dello Slam ma ho già giocato pensando a questa situazione e le cose non sono andate male. Sono stato assolto e questo mi dà un grande sollievo dopo un processo di diversi mesi. La preparazione per l'US Open non è stata la migliore possibile. I tempi del processo sono legati alle regole della Wada e dell'Itia. Io ho collaborato consapevole della mia innocenza", dice.  Dal team dell'azzurro sono usciti il fisioterapista Giacomo Naldi e il preparatore Umberto Ferrara, protagonisti del caso. "Hanno avuto un ruolo notevole nella mia carriera. Abbiamo lavorato insieme due anni ottenendo grandi successi. Dopo questi errori non avverto più la fiducia per andare avanti con loro. Ho bisogno di aria fresca", spiega, ricostruendo il caso e replicando a chi parla di 'trattamento speciale' per il numero 1 del mondo. "Ogni giocatore positivo a un test deve affrontare lo stesso processo. Non ci sono scorciatoie, non ci sono trattamenti speciali: è uguale per tutti -dice Sinner-. Altri giocatori magari vengono sospesi perché non sanno spiegare con esattezza da dove provenga la sostanza, si tratta di capire da dove arrivi e come sia entrata nell'organismo". "Appena abbiamo saputo della positività, abbiamo cercato di capire. Ferrara ha capito subito che dipendeva dal suo spray", consigliato a Naldi per curare un dito, "e ha capito come la sostanza era finita nel mio organismo. Lo abbiamo spiegato a chi indagava e per questo ho potuto continuare a giocare. Se ho potuto giocare è perché hanno creduto a me e a noi. Non c'è dubbio, ero preoccupato perché mi trovavo in una situazione mai vissuta: si parlava di una quantità minima di sostanza, ma ero comunque preoccupato perché sono sempre molto attento. Nei test hanno trovato 0.000000001 grammi di sostanza... Ci sono tanti zeri prima dell'uno"".  Non sono mancate voci critiche nei confronti della sentenza. C'è chi, come il collega Nick Kyrgios, ha invocato una pesante squalifica: "Ho continuato a giocare perché so di non aver fatto niente di male. So di essere sempre stato un giocatore pulito. Chi mi conosce sa che non farei mai qualcosa contro le regole. Questo resta un momento molto difficile per me e per il mio team, mi rendo conto anche di chi sono i miei amici e chi non lo è. La mia reputazione danneggiata? Vediamo andando avanti, non è una cosa che posso controllare".