Telegram, le chat sono davvero al sicuro? Gli esperti dicono di no

Pavel Durov arrestato in Francia e rilasciato su cauzione, il fratello Nikolai ufficialmente ricercato: per i due fondatori di Telegram non è di certo un buon momento. La loro app intanto continua macina numeri stratosferici: oltre 900 milioni di utenti in tutto il mondo, spesso Telegram il mezzo preferito per comunicare di regimi e autorità di tantissimi Paesi, un sistema ritenuto inattaccabile. Ma è davvero così? Lui è 'Nobody', l'hacker italiano più conosciuto al mondo, al secolo Raoul Chiesa, e ha più di un dubbio. Anzi, dice chiaramente che "credere che Telegram sia la piattaforma più sicura al mondo è assolutamente incorretto, è una sciocchezza. È vero che le conversazioni sono crittografate ma, una volta cancellata o archiviata una chat, rimane per sempre salvata nel cloud dell'app. E in chiaro, ovvero senza sistemi di cifratura". Addirittura, una falla ben nota riguarda "la possibilità, anche nei gruppi chiusi, di entrare e recuperare tutto, file compresi, da parte di un esterno malintenzionato". Attenzione quindi: "Se si vuole stare sereni, Signal è l'app più sicura", spiega Chiesa. Per Pierguido Iezzi, cyberesperto e Strategic Business Director di Tinexta Cyber l'arresto di Durov è piuttosto, "al di là delle congetture e dei dubbi, una vicenda che ridefinisce il concetto stesso di sovranità". Le piattaforme digitali e i loro proprietari, spiega Iezzi, sono "i nuovi sovrani del nostro tempo: Elon Musk con X, Durov con Telegram, sono loro a decidere le regole delle loro piattaforme. Ed è importante ribadire un concetto: la risorsa più preziosa, oggi, è il dato. Per questo, l'arresto di Durov è paragonabile a quello di un sovrano: un re dei dati, della geoeconomia e della geopolitica".