Roma, 81enne uccisa da proiettile vagante: per gip un'"azione spropositata"

“Il fatto è di inaudita gravità dal momento che gli indagati non hanno esitato a sparare numerosi colpi d'arma da fuoco, in pieno giorno, a volto scoperto e sulla pubblica via per risolvere una bega con un tossicodipendente albanese. Si tratta di un'azione spropositata nella stessa ottica criminale che ha messo a concreto rischio l'incolumità di più persone e che in sé denota come pericolosi coloro che l'hanno realizzata”. E’ quanto scrive il gip di Roma Paolo Scotto di Luzio nell’ordinanza con cui ha disposto il carcere per i due ventenni accusati dell’omicidio di Caterina Ciurleo, la donna di 81 anni colpita alla schiena lo scorso 23 maggio da un proiettile vagante mentre era in auto in via della Riserva Nuova. Si tratta di due stranieri. La vittima, colpita per errore, era seduta al lato passeggero di una Smart guidata da un’amica quando è stata raggiunta dal proiettile partito da una macchina in corsa poi fuggita: il colpo ha attraversato il bagagliaio dell'utilitaria e poi il sedile. I due, uno alla guida e l’altro che ha aperto il fuoco, sono stati arrestati dopo le indagini della Squadra mobile, coordinate dal pm della Dda Carlo Villani. “La Fiat 500 con a bordo gli autori del fatto nella disponibilità di un'arma da sparo altamente letale e pienamente efficiente ha viaggiato per quasi due ore nel tentativo di imbattersi nella Polo; vale a dire che si è trattato di una vera e propria caccia protrattasi per un tempo del tutto apprezzabile senza che gli indagati abbiano mai desistito dal proprio intento”, si legge ancora. Dalle indagini è emerso che la vittima non era il reale bersaglio dell’agguato, in quanto i colpi, almeno 5 calibro 9, erano stati esplosi in direzione di un’altra macchina che si trovava sulla stessa carreggiata percorsa dalla vittima.  “Quando per la prima volta le due vetture si sono incrociate e dunque si sono trovate a brevissima distanza tale da costituire un più facile bersaglio gli autori del fatto non hanno esitato a esplodere una pluralità di colpi indirizzandoli all'altezza dell'abitacolo - scrive il gip - Proprio la circostanza che gli indagati abbiano valutato conveniente sparare solo quando l'auto si è trovata a più facile tiro induce a escludere la natura dimostrativa del gesto perché oggetto dell'azione erano proprio gli occupanti dell'auto lungamente inseguita allo scopo. Nel medesimo senso depone il numero di colpi esplosi tutti indirizzati verso la medesima vettura che ha superato la macchina su cui viaggiava la signora Ciurleo per sottrarsi al fuoco”.  Il gip sottolinea inoltre come “hanno mostrato per questa via sicurezza nei propri mezzi criminali, sintomo di una particolare propensione al delitto, che deve essere valutata quale elemento significativo di pericolosità sociale. Nemmeno si può tacere che gli intenti delittuosi, sono stati perseguiti con particolare caparbietà circostanza questa che pure va letta per qualificare la personalità di entrambi. La condotta successiva mantenuta, l'abbandono dell'auto, l'aver fatto scomparire l'arma (su quella rinvenuta e sequestrata sono in corso accertamenti), pure deve essere letta nel senso della capacità criminale degli indagati”. Il giudizio è avvalorato per uno degli arrestati “anche dai precedenti penali che lo qualificano come delinquente nel settore del traffico illecito di stupefacenti” mentre la condanna dell’altro arrestato “per resistenza a pubblico ufficiale pure lo indica come soggetto violento. Il giudizio si fonda quindi sulle modalità del fatto oggettivamente gravissimo, al di là della morte di una persona del tutto estranea all'ambiente in cui è maturato il fatto, e sulla negativa personalità degli indagati ampiamente dimostrata a prescindere dalla loro giovane età”.