COSA SAREBBE L'UOMO SENZA IL SOGNO?

COME POTREMMO DEFINIRE IL “MITO”? UNA NARRAZIONE CARICATA DI SACRALITÀ.

-La Grecia antica ha visto la più alta e vasta produzione di narrazioni mitologiche: il mito, le figure mitologiche, gli eroi e la codifica di un tipo di racconto che ritornerà più tardi nel modello narrativo delle fiabe, con il quale condivide l’origine popolare ed orale, alcune figure retoriche come il Protagonista, l’Antagonista, l’intervento di “forze magiche” (o divine). Soprattutto, entrambe, vedono protagonista l’Uomo. E’ un uomo lo scaltro e intelligente Ulisse; agisce come uomo, anche se è un semidio, l’irascibile e “piè veloce” Achille che ben rappresenta il tipico nobile dell’epoca; è un uomo Ettore, difensore della patria, “domatore di cavalli”. Sono uomini i “Principi” delle fiabe che combattono le loro avversità per liberare la Principessa di turno, custode e simbolo essa stessa dei valori, della bontà e della morale laica. Un mito moderno è inoltre considerato Don Giovanni…ma questa è un’altra storia!

Le storie che colpiscono il nostro immaginario, anche quando non ce le ricordiamo nei dettagli, persino quando ci sembra di averle dimenticate, sono quelle legate al mito e alla consacrazione della figura dell’eroe… sono archetipi, forme preesistenti primitive o per dirla con Jung, idee innate, predeterminate dall’inconscio umano, forme primitive che stanno alla base proprio delle espressioni mitico-religiose dell’uomo. E’ per quello che esistono in ogni cultura, ad ogni latitudine. Ed è a queste che ambiamo sempre. E’ a queste figure e a queste immagini che desideriamo ritornare ogni volta. E’ nella nostra natura. Cosa sarebbe l’uomo senza i suoi eroi, custodi e difensori dei valori di integrità, giustizia e moralità? Cosa sarebbe l’uomo senza il sogno e l’ambizione al sogno?

Ambire al sogno, rincorrere il mito è qualcosa di alto. E’ desiderio di perpetrare quei valori di integrità e giustizia di cui parlavamo. Parlare e comunicare in nome del mito, significa dare un alto potere alla cultura, alla nostra storia. Rendere tangibile, ancora oggi, il substrato che ha creato un’intera civiltà. Mi piacerebbe che la comunicazione si riappropriasse di questo linguaggio, che è più comprensibile di quanto si pensi, ed abbandonasse le volgarità ridondanti di cui si nutre. Immagino contenuti valoriali forti, “ancestrali”, che parlino all’essere umano prima ancora che all’acquirente indifferente. Non significa rinunciare all’ironia, all’irriverenza se si vuole, alla bellezza o alla leggerezza. Anzi. Non a caso, in un mondo per certi aspetti sul “filo di lama” come quello del lusso e della moda, è stata pornmobile.onlinefatta una delle più belle campagne del 2010 che ha avuto come pay-off “La vita come una favola”. In un mondo che nonostante i nomi famosi, non brilla più così tanto per la creatività fotografica delle campagne pubblicitarie, questa ha saputo risvegliare le bambine presenti in tutte le donne del mondo con semplici e immediati simboli. Per non parlare delle vetrine, realizzate in carta come nei libri pop-up per bambini. Non è solo per questo, inutile dirlo, ma il brand in questione ha avuto un buon andamento quest’anno…

E che dire del bell’esempio “Made in Italy” di eroe quotidiano, un uomo di tutti i giorni che attraversa il tempo facendosi paladino del valore del lavoro (riferimento all’art. 1 della nostra Costituzione?), eroe vestito con i simboli di cui si fa portavoce. Un uomo semplice e comune come se ne potevano vedere molti, un volto familiare che si traghetta, grazie all’impegno e alla passione per il proprio lavoro, in un futuro dove questo ideale si arricchisce di progresso ed ecologia. Un eroe, che dopo aver “dato la luce” alla sua comunità, percorre la strada del futuro e si unisce alle nuove generazioni per aiutarle a portare avanti quei valori. Beh, se non è una fiaba questa! Ovviamente, di esempi, ce ne possono essere altri. Ma è innegabile che sempre più spesso ci sorprendiamo ad osservare “i vuoti a perdere del marketing strategico”. Caricare di significati il nostro lavoro, non è impossibile. Tornare a fare i Principi della fiabe che vanno a salvare le loro Principesse, i valori che esse difendono e tornare a dare un po’ di dignità ai messaggi e ai contenuti, anche della comunicazione, non è impossibile. Sarebbe, inoltre, un forte segnale di ripresa. Perché in un momento di impasse economica, far venir meno i valori più profondi ed importanti è un rischio troppo grande. Significa dare in pasto ai leoni, quanto di più prezioso decine e decine di generazioni hanno faticato a costruire: la nostra identità culturale, una narrazione caricata di sacralità.