"Donald Trump, in quanto guerrafondaio e manipolatore, se l'è abbastanza cercata. Il fatto che sia sopravvissuto è a dir poco un miracolo. E un altro miracolo sarebbe che imparasse la lezione". A dirlo all'Adnkronos è Derrick de Kerckhove, sociologo e massmediologo, allievo di Marshall McLuhan e attuale Direttore scientifico dell'Osservatorio TuttiMedia, intervenendo su quanto accaduto negli Stati Uniti con l'attentato a Donald Trump. Il massmediologo tende a escludere che esistano rischi di violenza politica anche in Italia: "No, non credo", sottolinea spiegando però che "i social fanno la differenza fra ieri e oggi, e il protagonismo incide ovunque". "Forse in Italia non è così se pensiamo alla malavita, ma non è questo il contesto", aggiunge. Venendo all'attacco a Trump, de Kerckove ricorda che quella degli attentati ai politici "negli Stati Uniti è una tradizione che risale all'assassinio di Abraham Lincoln. La Costituzione degli Stati Uniti è stata creata in condizioni di emergenza, ecco perché era consentito ai cowboy di portare le armi. In quel determinato momento, nel selvaggio West proteggere se stessi e la propria famiglia era considerato necessario". "Sebbene nella maggior parte dei Paesi viviamo in condizioni sociali ordinariamente sicure, negli Stati Uniti la stessa Costituzione è invocata - e ampiamente sostenuta da Donald Trump - per proteggere non le famiglie in libertà, ma gli interessi della National Riffle Association, la lobby delle armi che lo sostiene. L'ipocrisia di lunga data di questo sistema mantiene le condizioni di insicurezza utili a continuare a vendere armi. L'effetto è molto più pericoloso di quanto non fosse nel 'Far West'. Provoca infinitamente più danni fisici al popolo americano e porta una diffusa condanna morale alla reputazione degli Stati Uniti".
L'attacco è il risultato dell'estrema polarizzazione di oggi? "In visione d’insieme, senza dubbio, ma non solo - sottolinea il massmediologo - Nonostante un sacco di teorie cospirazioniste nessuno sa esattamente cosa abbia motivato Thomas Crooks. Benché iscritto al partito repubblicano, l’inchiesta non ha rilevato motivi politici. Potrebbe anche essere un effetto tipico di emergenza. Ci vuole molta rabbia - e altrettanta pianificazione - per portare un ragazzo di vent'anni a rischiare la vita per cercare di uccidere una figura politica chiave come Trump. Quel che emerge è sicuramente un effetto sociale della polarizzazione, ma la pressione delle opinioni si concentra su persone come quest'uomo. La violenza è un effetto di una psiche indebolita più pronta a reazioni impreviste. Un indizio suggerito potrebbe essere che era un solitario perseguitato dai compagni di scuola, ma questa è una motivazione quasi troppo classica attribuita alla maggior parte degli squilibrati". Secondo de Kerckhove, "Donald Trump, in quanto guerrafondaio e manipolatore, se l'è abbastanza cercata. Si è certamente fidato del suo personale di sicurezza, ma parla e continua a comportarsi come se nulla potesse toccarlo. Il fatto che sia sopravvissuto è a dir poco un miracolo. E un altro miracolo sarebbe che imparasse la lezione. I social media possono aver avuto un'influenza non solo nel plasmare i sentimenti e le motivazioni di chi ha sparato, ma anche nel promettergli un riconoscimento immediato a prescindere dal problema. Come molti terroristi che hanno filmato le proprie azioni durante i loro attacchi, questa persona potrebbe essersi proiettata come un eroe, che salva il mondo da un uomo pericoloso che agisce in un mondo pericoloso, recitando il copione di un genere tipicamente americano. Ma è tutta speculazione".