Scuola senza docenti, un disastro che pagano bambini e ragazzi

La scuola parte senza docenti. Mancano perché il sistema non è in grado di assicurare che si arrivi a metà settembre, all'inizio dell'anno scolastico, con gli organici pronti. Mancano perché il peso della burocrazia peggiore schiaccia la logica e il buon senso. Mancano perché c'è un'ormai cronica incapacità di far fronte alle esigenze che ogni anno diventano urgenze, e poi emergenze, che vengono tamponate senza un disegno organico.  Si accumula un ritardo che pagano puntualmente i bambini e i ragazzi che avrebbero il diritto di trovare nella scuola un riferimento, un luogo fatto ci certezze. Invece si trovano a dover fare i conti con l'incertezza, la precarietà e l'approssimazione di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Le denunce dei sindacati, dalle graduatorie che non funzionano alle supplenze che non si trovano, fanno la sintesi di quello che ogni mattina si registra in tante scuole: orari ridotti non si sa fino a quando, classi scoperte o accorpate, maestre e professori, quelli che ci sono, che si danno il cambio per tappare i buchi. La normalità diventa un privilegio per pochi. Chiedere 'cosa hai fatto oggi a scuola?' diventa un azzardo. Anche perché sono i bambini a fare domande a cui nessuno può dare risposte. Ma quando arrivano le maestre nuove? Ma quando potremo uscire alle quattro e venti come gli altri? Ma perché se ne sono andate le nostre maestre?  Ognuno, in privato, prova a costruire le risposte più confortanti che trova. Presto, vedrai che arriveranno presto le nuove maestre. Le maestre che sono andate via si sono avvicinate a casa, hanno avuto il trasferimento che chiedevano da tempo. Ne arriveranno altre, brave come loro. Presto, anche voi tornerete alla normalità. Risposte che si ripetono, uguali e inutili.  L'unica risposta vera, che i genitori conservano strettamente per loro, è che i loro figli pagano un ritardo inspiegabile, e vergognoso, che non dipende neanche da questo o quel governo, da un ministro più o meno capace, ma da un sistema che ogni anno ripropone la stessa indecente trafila di problemi, in uno scenario che rischia di far prevalere definitivamente l'assuefazione e la rassegnazione sulla protesta legittima. (Di Fabio Insenga)