L’appuntamento italiano della Supply Chain e della logistica
Descrizione
Accedi all'evento a partire dalle ore 08:50 aprendo il seguente link e seguire le istruzioni a schermo: shorturl.at/cjnGI
Il 17 febbraio 2022 arriva la prima edizione del Forum Supply Chain, l’appuntamento italiano della Supply Chain e della Logistica.
La rivoluzione digitale non ha risparmiato il mondo delle catene di produzione e della logistica, permettendo di trovare nuove soluzioni e stratagemmi anche, ma non solo, in risposta alla recente crisi. Dal boom delle tecnologie “cloud” ai trasporti elettrici, dalle soluzioni “omnichannel” alla supply chain “circolare”, le novità sono molte e rilevanti. Il Forum intende proporsi come momento in cui Direttori Supply Chain e Direttori Logistica, ma anche Chief Procurement Officer, Direttori di Produzione e Opinion Leader di settore possano incontrarsi e dialogare sui recenti sviluppi, in funzione degli scenari attuali e futuri, sulle lezioni apprese dalla crisi e sui trend di medio termine.
Il Forum realizzato in modalità “phygital” (Speaker in Studio, pubblico collegato su Streming TV), sarà aperto da una Plenaria che vedrà la presenza di figure chiave dal mondo della Supply Chain del nostro paese. Alla sessione di apertura seguiranno Talk Show, Digital Speech, Tavoli Tematici, con la partecipazione di protagonisti del mondo della Supply Chain, Logistics, Operations, Procurement ecc. chiamati a confrontarsi sul futuro del settore e quali strumenti possono rafforzare le imprese e in tal modo garantire la ripartenza del paese e la fuoriuscita dalla crisi.
Il Forum è aperto alla collaborazione di imprese del mondo B2B che vogliano aiutarci a identificare contenuti di valore e attualità e a raccontare le best-practice che serviranno nei nuovi scenari.
Per partecipare in qualità di Speaker o in qualità di Partner, scrivere a fabrizio.cataldi@foruman.net
A Severodonetsk "uccisi in 1.500". Trovati 70 corpi a Mariupol
(Adnkronos) - Più della metà delle case di Severodonetsk, ''il 60 per cento, sono state distrutte dai bombardamenti russi, mentre l'80-90 per cento sono state danneggiate e necessitano di importanti interventi per la ricostruzione''. Lo ha dichiarato il sindaco di Severodonetsk, Oleksandr Struk, secondo il quale 1.500 persone sono morte in città dall'inizio della guerra. Aumenta intanto il numero di vittime nella città sotto assedio del Donbass, dove ieri sono state uccise quattro persone, rende noto il governatore di Luhansk, Sergei Haidai, su Telegram, facendo il punto sui combattimenti di ieri. "Per tutto il giorno i russi hanno cercato di avanzare a Severodonetsk da Purdivka e Shchedryshchevo, attaccando le posizioni dei nostri militari nell'area di Ustynivka. I russi colpiscono continuamente i quartieri residenziali", riferisce Haidai, che oltre alle quattro vittime, uccise nei quartieri vecchi della città, riporta anche di undici condomini e una casa privata colpite dai bombardamenti di ieri. Cinquanta, in totale, gli edifici danneggiati il 26 maggio nella regione. A Lysychansk è stata colpita la stazione di polizia, "fortunatamente - sottolinea Haidai - non ci sono feriti". Settanta cadaveri sono stati ritrovati sotto le macerie di una vecchia fabbrica a Mariupol. Lo comunica su Telegram Petr Andriuscenko, consigliere del sindaco della città dell'Ucraina sudorientale, rimasta sotto assedio per tre mesi. "Un altro cimitero a Mariupol. Controllando le macerie strada per strada, in via Kuindzhi sono stati ritrovati settanta corpi sul territorio dell'ex stabilimento di Oktiabr. Il motivo è lo stesso: le persone erano rimaste sepolte sotto le macerie dell'edificio dopo il bombardamento", spiega Andriuscenko, riferendo che i cadaveri "sono stati imballati in sacchetti di plastica e portati nel villaggio di Staryi Krym per la sepoltura in una fossa comune. Date le condizioni dei corpi, nessuno è stato identificato". "Quanti di questi cimiteri lasciati dalle bombe russe a Mariupol saranno ancora trovati. Unità? Dozzine? Centinaia?", si domanda Andriuscenko. Un ordigno inesploso di un lanciarazzi Grad è intanto scoppiato ieri nella città sul territorio della scuola numero 30, nella zona di Kalmiusky, rende ancora noto Andriuscenko, riferendo che a seguito della detonazione del razzo è morto un ragazzino di 12 anni. "State attenti e ripetete ogni giorno ai bambini di non toccare oggetti sospetti e sconosciuti", raccomanda Andriuscenko, osservando che "anche dopo i combattimenti attivi, le armi russe continuano a uccidere bambini a Mariupol". Secondo il leader della Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, citato da Interfax, il porto di Mariupol sarà in ogni caso operativo entro la fine del mese: "Entro la fine di maggio, il porto sarà in grado di ricevere di nuovo le navi". Ieri il ministero della Difesa russo aveva annunciato che il porto sul mar d'Azov era stata completamente sminato. Una donna ha perso la vita dopo essere stata gravemente ferita nel villaggio di confine di Zhuravlevka, nella regione russa di Belgorod. Lo ha scritto su Telegram Vyacheslav Gladkov, governatore di Belgorod, spiegando che la donna ha ceduto alle ferite riportate durante ''una giornata intera di bombardamenti'' sul villaggio di Zhuravlevka. Si tratta della terza vittima civile in territorio russo dall'inizio della guerra in Ucraina dopo uno studente di 18 anni di Belgorod e un camionista della vicina Kursk. Il governatore ha chiesto agli abitanti di non recarsi a Zhuravlevka e Nekhoteevka, circa 30 chilometri a nord della città ucraina di Kharkiv, nel nord-est, fino a nuovo avviso. E non è stata una notte tranquilla nella regione di Sumy, situata nel nord-est dell'Ucraina al confine con la Russia. Su Telegram, il governatore Dmitry Zhivitsky ha riferito che nelle scorse ore ci sono stati intensi bombardamenti, mentre da questa mattina la città di Shostka, nel nord della regione, viene bombardata da colpi di mortaio ogni mezz'ora. Sono nove le persone che hanno intanto perso a vita a Kharkiv a causa dei bombardamenti russi sulla città. Lo riferiscono le autorità locali sottolineando che tra le vittime si conta anche un bambino di cinque mesi. Tra i 19 feriti si contano invece la mamma del piccolo ucciso e una bambina di nove anni, entrambe gravemente ferite. La bambina è stata operata d'urgenza. Notte di bombardamenti anche su Dnipro e la regione di Dnipropetrovsk, dove i raid aerei russi sono continuati anche questa mattina. Lo denuncia alla Ukrinform Valentyn Reznichenko, che fa parte dell'amministrazione regionale, parlando di ''diversi bombardamenti'' russi che hanno provocato una ''grave distruzione'' e spiegando che i soccorritori stanno scavando sotto le macerie in cerca di superstiti. Anche il sindaco di Novomoskovsk, Serhii Rieznik, ha affermato che a Dnipro sono state udite esplosioni. La regione di Dnipropetrovsk confina con Donetsk e si trova a ovest dell'area del Donbass. "Nelle ultime 24 ore nella regione di Donetsk i russi hanno colpito 94 obiettivi civili", ha comunicato la Polizia nazionale ucraina, secondo cui "gli attacchi hanno causato morti e feriti". "Gli occupanti - precisa il comunicato - hanno attaccato 11 centri abitativi. Sono state danneggiate 76 case di civili, una scuola, la stazione dei pompieri, un campo estivo, 13 imprese. i russi hanno utilizzato per l'attacco il sistema di lanciarazzi Uragan. Sotto il fuoco si sono ritrovati Avdiivka, Soledar, Lyman, Sviatohirsk, Zalizne, Bakhmut, Mariinka, Raihorodok, Khrestysche, Zoria, Vyimka. La polizia ha aperto dei procedimenti penali".
(Adnkronos) - Alberto Molinari è il nuovo presidente di Aibi, l’Associazione italiana bakery ingredients aderente ad Assitol. Al suo fianco l’assemblea di gruppo ha nominato vicepresidenti il suo predecessore Giovanni Bizzarri, direttore generale di Novaterra Zeelandia, Christian Skulte, titolare di Abs Food, Stefano de Dionigi, uno dei vicepresidenti, è Quality Group Manager di Irca, e Palmino Poli, delegato della presidenza Assitol per fiere ed eventi. Nato nel 1975 a Mirandola, in provincia di Modena, Molinari ricopre il ruolo di General Manager di Puratos Italia, azienda specializzata nella produzione di ingredienti per panificazione, pasticceria e cioccolato, che ha sede a Parma. Si è laureato in Tecnologie alimentari all’Università di Bologna divenendo poi dottore di ricerca in Biotecnologie degli alimenti nel 2006. La sua carriera si è svolta nel mondo agroalimentare: nel 2001 è responsabile di laboratorio presso il Molino Pivetti, nel 2004 approda in Puratos Italia come responsabile r&d. Grazie al suo impegno, l’azienda ha registrato una forte crescita di organico e di fatturato. “Essere il presidente di Aibi - afferma Molinari - costituisce per me un grande onore. Sono consapevole di rappresentare un comparto di grande rilievo, che guarda sempre avanti persino in questo periodo complesso". I rincari della materie prime e l’inflazione coinvolgono pesantemente anche il mondo dell’arte bianca. "Il pane - osserva Molinari - è un alimento centrale della nostra alimentazione, con una forte portata simbolica chi, come noi, lavora in questo ambito, sa di avere sulle spalle una forte responsabilità sociale”. I primi dati della ricerca Aibi-Cerved sulla panificazione lo confermano: anche in un momento difficile come quello attuale, il pane è considerato l’alimento-rifugio per eccellenza. “Non ci tiriamo certo indietro - rilancia il neopresidente - al contrario, continueremo a seguire alti standard di qualità, monitorando i costi in modo oculato e selezionando con grande cura ingredienti e materie prime. Anche questo si lega al senso di responsabilità sociale del settore”. Grazie alla pandemia, il consumatore ha riscoperto il panettiere di prossimità e oggi, al suo artigiano di fiducia, chiede prodotti capaci di garantire salute e gusto, oltre che di durare nel tempo, evitando sprechi. "Dobbiamo aiutare - sottolinea il presidente di Aibi - la panificazione e la pasticceria a rispondere a tante esigenze diverse in un quadro reso più complicato dalle conseguenze del conflitto in Ucraina. Ecco perché, tra le nostre priorità, manteniamo al primo posto il continuo dialogo e la collaborazione con gli operatori della panificazione, essenziali per affrontare le sfide attuali”.
Rifiuti speciali, l'Italia perde 1 mld di euro all'anno per assenza impianti
(Adnkronos) - L’assenza sul territorio nazionale di un’adeguata rete di impianti di trattamento costringe il nostro Paese ad esportare ogni anno ingenti quantitativi di rifiuti provenienti da attività industriali che all’estero vengono trasformati in nuove materie prime e in energia. Un gap che costa al Paese circa 1 miliardo di euro l’anno. La denuncia emerge dal Report 'Ambiente, Energia, Lavoro – La centralità dei rifiuti da attività economiche', presentato da Assoambiente (Associazione imprese servizi ambientali ed economia circolare). Nel 2019 (ultimi dati disponibili per i rifiuti speciali) la produzione di rifiuti in Italia ha superato quota 193 milioni di tonnellate, di questi ben 163 mln sono speciali (cioè provenienti da attività industriali) e circa 30 mln sono urbani. I primi rappresentano quasi l’85% della produzione complessiva di rifiuti, oltre 5 volte gli urbani, un dato che conferma la rilevanza strategica, anche in termini economici oltre che ambientali, di un loro adeguato trattamento in Italia. Il Report prende in considerazione proprio questi rifiuti, escludendo quelli del comparto costruzioni e demolizioni, mentre i rifiuti speciali derivanti dal trattamento degli urbani, quando possibile, sono stati posti in evidenza e distinti dai restanti volumi di rifiuti di matrice industriale. I rifiuti speciali, al netto di quelli derivanti dal comparto costruzioni, nel 2019 hanno registrato una produzione pari a quasi 111 mln di tonnellate. Partendo da questo dato, il Report si focalizza in particolar modo sui rifiuti direttamente prodotti dalle 'attività economiche', circa 65 milioni di tonnellate: di questi, oltre 36 mln di tonnellate (pari al 55%) sono stati prodotti dalle aziende manifatturiere. Analizzando i dati di produzione a livello regionale, emerge come i volumi si siano concentrati principalmente nelle regioni del Nord Italia, per l’elevato numero di realtà produttive presenti, per il numero di abitanti e per la relativa dotazione impiantistica dedicata alla gestione degli scarti prodotti. In questa speciale graduatoria di 'maggiori produttori' in testa è la Lombardia (con 23 mln di tonnellate di rifiuti speciali prodotti), seguita da Veneto (12), Puglia (11), Emilia-Romagna (10), Piemonte (7), Toscana (7) e Lazio (7). Oltre che nella gestione dei rifiuti urbani, l’Italia è leader anche nel riciclo e recupero di rifiuti speciali. Nel 2019 il 65% delle oltre 109 mln di tonnellate di rifiuti speciali gestiti è stato avviato a recupero (di materia e di energia) ed il restante 35% ad operazioni di smaltimento (incenerimento, discarica, stoccaggio finalizzato allo smaltimento finale o altre operazioni come il trattamento chimico-fisico). Oltre 15 milioni di rifiuti speciali vengono ancora destinati alla discarica, soprattutto al Centro e al Sud, mentre quasi 7 milioni di rifiuti hanno come destino gli impianti di incenerimento o recupero energetico. Di questi quasi 1 mln di tonnellate è destinato a incenerimento, il restante è gestito anche con impianti quali cementifici, impianti privati di incenerimento di scarti produttivi e di processo industriali (es. legno), 'torce' per la produzione di energia elettrica con biogas da discarica o da impianti di compostaggio. Sul territorio nazionale esistono 11.200 impianti di trattamento dei rifiuti speciali, con forte disomogeneità fra le diverse aree del Paese, a prescindere dai dati di produzione: ad esempio la Puglia con circa 11 mln di tonnellate di rifiuti speciali prodotti, dispone di 612 impianti, mentre il Veneto, a fronte di un dato di produzione di quasi 12 mln di tonnellate di rifiuti speciali, dispone di 1.190 impianti. Rispetto al totale degli oltre 11mila impianti, circa il 58% è concentrato nel Nord Italia, il 17% al Centro e il 25% al Sud e Isole. Circa 27 mln di tonnellate (24% del totale) di rifiuti speciali sono state trattate in un territorio diverso dalla Regione di produzione. Nel 2019 sono state conferite all’estero oltre 4 mln di tonnellate di rifiuti speciali prodotti in Italia, destinate nel 50% dei casi verso paesi vicini come Germania, Austria, Francia, Svizzera e Slovenia. Secondo le analisi formulate da Assoambiente, già oggi si evidenzia un fabbisogno impiantistico superiore a 10 milioni di tonnellate di rifiuti/anno e un fabbisogno cumulato nei cinque anni (2021-2025) pari a circa 34 milioni di tonnellate.
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