QR Code: pollice alto o basso? Ecco quando funzionano e perché.
Da quando smartpone e devices hanno preso posto nelle nostre tasche le leve
del mobile search & social marketing si sono moltiplicate, sino a comprendere
una moltitudine di strumenti fino a qualche tempo fa impensabili. Se
il fine è sempre quello di raggiungere e intercettare il proprio target
di riferimento mentre esso è in movimento, le modalità
per farlo si declinano in numerose varianti e variabili. Il QR Code è
una di queste. Prima di scoprirne potenzialità, casi di successo
e qualche flop, conosciamolo.
In primis va detto che QR è l'acronimo di Quick Response,
una definizione che apre le porte alla fruizione istantanea.
Ci troviamo di fronte all'evoluzione naturale del conosciuto codice a barra.
Trattasi infatti di un grafico bidimensionale composto da oltre 4.000 caratteri
alfanumerici, un grafico quadrato che può essere stampato su vari tipi
di supporto digitale e non: da un sito web a una landing page, passando per
cartelloni pubblicitari, manifesti, libri e packaging di ogni tipo e natura.
Per leggerli occorre semplicemente possedere uno smartphone dotato di
fotocamera e app installata per decodificare codici. Generarli
è altrettanto semplice: esistono numerosi siti dedicati che
consentono di selezionare il tipo d’informazione che si vuole introdurre
(un testo o un url) e di costruire così facendo il proprio codice personalizzato,
pronto per essere salvato, incollato e condiviso.
La difficoltà risiede, come spesso accade, nella definizione
di obiettivi e nel raggiungimento degli stessi. Vediamo insieme qualche
caso di successo e qualche flop, per capire cosa funziona e cosa invece proprio
non coinvolge gli utenti.
Un mesetto fa, in una delle stazioni che mi capita di https://pornmobile.onlinefrequentare per spostamenti
lavorativi, mi sono imbattuto in un totem di Trenitalia che invitava a scoprire
i vantaggi della CartaFreccia, utilizzando un QR Code. A scannerizzazione avvenuta,
mi sono ritrovato in una landing page che mi informava del fatto che il Cartafreccia
era in fase di rinnovamento dal 3 al 7 ottobre 2013 dicembre. Peccato però
che fosse novembre. La scelta, di per sé poco felice, di piazzare
un Qr Code in uno di quegli spazi di transito, uno dei non-luoghi per eccellenza,
viene aggravata da una promessa mancata. L'informazione non arriva
e a quel punto sarebbe stato meglio inserire i plus e i vantaggi direttamente
nel supporto fisico.
Peccato perché la CartaFreccia mi interessava. Ma passiamo oltre.
Simile modalità di fruizione viene proposta da un marchio della grande
distribuzione nella metropolitana della capitale. Il QR Code, in questo caso,
promette sconti e promozioni. Ma la logica non cambia. Nuovamente lo spazio
di destinazione del nostro codice è un luogo di transito, spazio di movimenti
frenetici, rapidi, dove l'attenzione a fatica può essere distolta dalla
frenetica routine. Così proprio non funziona. Se a questo ci aggiungiamo
la difficoltà di connessione che l’underground comporta, capite
bene che anche questa soluzione, per quanto di facile attuazione, non può
portare a grandi risultati.
Veniamo invece a qualche esempio più fortunato.
Una campagna bella e riuscita è quella lanciata dalla Virginia
Museum of Fine Arts di Richmond per promuovere un'esposizione temporanea
dedicata al maestro del cubismo: Pablo Picasso. In 55 punti
Starbucks della città e dintorni è stato esibito il ritratto dell'artista
interamente composto da QR Code. Imponente e assolutamente visibile, la grande
faccia del maestro non poteva che attirare l’attenzione. La caffetteria,
poi, vissuta dagli americani come meta di relax e lettura, era la soluzione
ideale. Quando lo smartphone scannerizzava il ritratto dell'artista, l'utente
veniva reindirizzato in una landing page informativa che conteneva un bella
summa di info sulla vita e le opere di Picasso, ma anche un invito alla mostra.
Così facendo sono stati 229 mila biglietti.
Un altro caso di successo interessante viene dal fronte asiatico.
Emart, azienda nota della GDO sudcoreana, soffriva di scarsa affluenza presso
alcuni punti vendita durante la pausa pranzo. Occorreva quindi incrementare
le vendite negli orari critici.
Per farlo è stato installato un maxi Qr code trasparente visibile unicamente
dalle 12 alle 13, lasso di tempo in cui il pannello veniva colpito dalla luce
e restituiva il quadratone barrato.
I consumatori venivano quindi riportati a una pagina dedicata a offerte speciali
e coupon. L'orario critico è divenuto il migliore per fare acquisti e
ha portato a un incremento delle vendite pari al 25%.
Quindi? è tempo di conclusioni.
Il QR code funziona laddove viene attivato il fattore curiosità: quella
fame d’informazione che si traduce in coinvolgimento e in do ut des.
L'info di natura promozionale, didascalica e anche un po' noiosa, non genera
conversione. Dobbiamo dare un senso all'azione che chiediamo all'utente, altrimenti:
perché mai quest'ultimo dovrebbe prendersi il disturbo di scannerizzare
un codice?
Se volete conoscere qualche idea smart per lanciare una campagna QR Code o se volete semplicemente confrontarvi con me, non esitate a scrivermi a: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. , vi risponderò con piacere!